martedì 18 marzo 2008

Eva e Drijel

Si muoveva come in un sogno. I suoi piedi procedevano da soli, senza che la sua mente ne controllasse i movimenti. I suoi occhi poco a poco si abituarono al buio e le orecchie percepivano i suoni del bosco, quel bosco in cui eternamente fluiva la primavera: lo scalpiccio delle zampe di una lepre, il frinire degli strani insetti notturni, il richiamo cupo di una civetta.
Si stava inoltrando nel suo cuore pulsante, quel luogo dove mai essere umano a parte lei aveva messo piede. La gente si teneva lontana dalle cascate cristalline e se vi capitava per caso fuggiva terrorizzata: terribili storie di streghe e dèmoni accompagnavano la fama di quel luogo. Eppure Eva, fin dalla prima volta che si era ritrovata a passeggiare tra le felci di quei luoghi, aveva percepito un’aura magica, ma non un’aura maligna, bensì qualcosa che trascendeva dal Bene e dal Male, come una forza che agiva soltanto per sé, incurante dei destini degli esseri mortali.
Lì, in fondo ad un crepaccio, aveva visto una grotta dalla quale si emanava una dolce melodia. Scivolando per raggiungerla si era graffiata dappertutto e la bellissima donna che era uscita dall’oscurità della caverna aveva curato le sue ferite semplicemente passandovi sopra una mano e dicendole come in un sogno: “Ti piacerebbe saperlo fare, mia piccola amica? Qual è il tuo nome?”, ma lei, la donna, lo sapeva già.

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